premessa

giardino
giardino

Il nostro giardino, per la posizione geografica nella quale è situato, sembrerebbe un'eccezione, nel senso che normalmente , da queste parti, è molto più diffuso uno spazio verde dove predomina un prato con al più alcune piante tropicali quanto più esotiche possibili o, in alternativa, un onnipresente ulivo, possibilmente centenario, testimonianza triste di un saccheggio che ancora non è terminato.

Da questo punto di vista, come dicevo, questa presenza è un'anomalia: un giardino che strizza l'occhio al bosco che era in tempi non remoti, che cerca di avere un'impronta mesofila, ma nel contempo di mantenere un contatto continuo con l'ambiente circostante, con la natura che solo 50 anni fa qui ancora predominava: ecco, in definitiva, ciò che stiamo cercando di creare è una sorte di ponte con i biotopi superstiti del bosco planiziale primigenio. Quanto questo ambizioso progetto stia riuscendo, non sta certamente a noi dirlo.

Ho sempre pensato, con la deformazione del naturalista che si presta al giardinaggio, che un giardino fosse qualcosa di più di uno spazio esterno "esclusivo" dei proprietari che in qualche qual modo lo occupano; ad esser sincero, quasi mi viene più naturale pensare che siamo noi gli ospiti di un mondo straordinario, nel quale le piante sono solo uno dei tasselli, ma che è composto da una miriade di altri organismi che poi si intrecciano per formare quello che alla fine, piuttosto semplicisticamente chiamiamo giardino.

Oggi, forse, questo pensiero lo trovo ancor più fondamentale, in quanto gli spazi vitali si stanno restringendo e tutto ciò che è stato definito natura, per tutta una serie di fattori, la maggior parte riconducibili all'uomo, o alle attività da esso operate, è fortemente a rischio di sopravvivenza: ecco, per la prima volta, dobbiamo essere noi a cercare di soccorrere (nei modi giusti) la natura e tutto ciò per motivi innanzi tutto egoistici e solo in secondo luogo etici.

Ritornando a parlare di giardini, se cercate all'interno di questo spazio il modo per debellare una malattia, una qualsivoglia fungosi, od anche attacchi da parte di insetti o parassiti di qualsiasi genere, non è questo il luogo giusto, non perdete tempo a leggere, sicuramente ci sono spazi e forum professionalmente preparati che accoglieranno le vostre problematiche ed avranno le risposte per voi.

Di più, da queste pagine, troverete semmai soluzioni su come riutilizzare ciò che producono le piante stesse per apportare alcuni miglioramenti significativi, ma non miracolosi, per la loro stessa esistenza. Lo stesso utilizzo del compost, se non quello prodotto da noi stessi, non verrà consigliato e questo per motivi che andrò ad elencare in seguito, in un apposito paragrafo.

L'unica eccezione, come intervento esterno, della quale abbiamo abusato fin quasi da subito, è stata l'irrigazione, che, comunque dovrà nel tempo, essere ridotta fino a divenire sempre più sporadica. A dire il vero durante il primo anno di impianto provammo, in base al principio "l'acqua alle piante fa più male che bene" ad irrigare con molta parsimonia ma, forse perchè le piante non avevano studiato, forse perchè chi aveva enunciato questo principio era inglese, forse perchè il regime delle piogge nel frattempo si era ridotto di molto, fatto sta che i risultati furono catastrofici. Oggi, mi sento di affermare che, in queste zone, ben difficilmente sopravvive un leccio al primo anno di vita se non adeguatamente irrigato.

Effettivamente molti degli alberi presenti provengono da un seme, oggi a distanza di meno di 10 anni alcune querce (quercus robur) hanno raggiunto i 5-6 mt di altezza, ma soprattutto appaiono ben più sane di quelle piantate già grandi e comunque completamente affrancate da irrigazioni supplementari.